sabato 17 marzo 2012

Il mistero del Conte Edoardo Cahen


Foto: Mausoleo del Conte Edoardo Cahen
Per merito di una gita fuoriporta, ho avuto la fortuna di conoscere l'incredibile storia che lega l'anima di Roma al Conte Edoardo Cahen di Torre Alfina...avvincente...lascia molto su cui riflettere...Roma e i suoi misteri non finiranno mai di stupirmi...

Avevo deciso di mettere il pezzo che segue a fine post, ma poi ho pensato, che forse incuriositi dal contenuto, avrete la voglia di saperne di più sulla storia del Conte e d'Italia.
Il suo corpo mummificato che ancora oggi rimane tale, sotto gli occhi dei curiosi, me compresa...mi fa riflettere sul perchè rimane intoccabile...forse qualcuno lo lascia tale, in modo che ogni curioso prenda coscienza di una storia sconosciuta a moltissimi, che andrebbe invece conosciuta?
Non lo so, ma è certo che la sua storia è veramente un pezzo importantissimo della storia d'Italia.

"...Forse fu a causa della distanza oppure per preservare l’integrità del corpo del conte, fatto sta che fu trasferito in un luogo segreto per essere trattato, girava la voce che fosse nei sotterranei di una delle basiliche del Vaticano. Lì sotto le spoglie del conte furono preparate secondo un processo vecchio di secoli in uso solo per i Papi e ricoperto poi di cera, ormai reso immortale era pronto per ritornare nel luogo preposto al suo eterno riposo."




I CAHEN

Il denaro dei Cahen si può dire che abbia aiutato a finanziare i leader del movimento dell’unità d’Italia sotto Cavour”. A scriverlo è la Marquise de Fontanoy dalle colonne del “Chicago Tribune” del 4 aprile 1910. I Cahen, banchieri ebrei di origine belga, proprietari di vaste tenute nell’Orvietano e sulla Rupe stessa, furono protagonisti nel processo di unificazione fino all’oblio ostracista delle leggi razziali nel 1938. I Cahen, Joseph Mayer, Edoardo, Teofilo Rodolfo ed Ugo, hanno ciascuno avuto un proprio ruolo preciso nelle varie vicende della storia nazionale nel processo di creazione identitaria del popolo italiano.

Joseph Mayer Cahen d’Anvers passa il testimone al primogenito Edoardo con il quale si assiste, nell’ultimo quarto del XIX secolo, alla nascita del ramo italiano della famiglia. Dalla speculazione edilizia di Roma neo capitale, vero e proprio trampolino socio-economico per Edoardo Cahen, al conseguimento del titolo di marchese di Torre Alfina, al matrimonio con Marie Christine Spartali, all’acquisto della tenuta “La Bandita” (La Meana, Monte Rufeno,) tra Umbria e Lazio (comuni di Allerona e Acquapendente). Alla morte di Edoardo, sepolto nel mausoleo neogotico fatto innalzare ai piedi del castello di Torre Alfina, nel suggestivo Bosco del Sasseto, sulla sponda destra del fiume Paglia, succederà la seconda generazione dei Cahen italiani con Teofilo Rodolfo, diplomatico dell’ambasciata del Regno a Parigi, e Ugo, che abiterà per vent’anni l’incantata villa “La Selva” e sarà sindaco di Allerona.

Il conte Edoardo Cahen nel 1872, a Roma, è alla testa di un gruppo imprenditoriale composto da banchieri ed industriali, che già dopo il 1870 aveva acquistato vigne ed orti nei Prati di Castello a nord delle vecchie mura vaticane. Il gruppo presentò al Consiglio comunale di Roma, il 28 giugno 1872, un progetto dell’arch. Antonio Cipolla che prevedeva un quartiere già definito fra tre punti focali, le odierne piazze Risorgimento, Cavour e Cola di Rienzo (oggi slargo di via Cola di Rienzo), con la costruzione di tre nuovi ponti, dalla riva sinistra alla destra del Tevere, che poi furono i ponti Regina Margherita, Cavour e Umberto I.

Il II piano regolatore di “Roma moderna”, approvato nel 1873 e redatto dall’ing. Alessandro Viviani, direttore dell’Ufficio d’Arte Comunale, inserì il quartiere Prati nel nuovo progetto della città in espansione, presentato al sindaco Luigi Pianciani ed approvato. Opera da “realizzarsi in concorso con gli interessati”, il gruppo imprenditoriale guidato dal conte Cahen che inventò il quartiere Prati.

Il primo nucleo del quartiere Prati fu costruito nell’area a nord-est dell’odierna piazza Cavour, tra le vie Vittoria Colonna, Ulpiano e Luigi Calamatta, tra il mastodontico Palazzo di Giustizia, il "Palazzaccio” che veniva faticosamente eretto sulla sponda del Tevere, ed un nuovo ponte in ferro costruito davanti al Porto di Ripetta, poi sostituito da ponte Cavour. Un isolato triangolare, di nessun rilievo artistico, alzato su un terreno venduto da mons. Giuseppe De Merode, un prelato belga che fu vice ministro delle armi di Pio IX e patrono delle pratiche edilizie in Roma fra il 1860 e il 1870, al già citato conte Edoardo Cahen, “patron” del nuovo gruppo imprenditoriale

Cahen e soci sistemarono la zona, tra il nuovo ponte allora detto “di Ripetta” e piazza Cavour, fornendola di strade, fognature, marciapiedi, illuminazione a gas e palazzi che cominciarono a costruirsi da quel nucleo originario. La via principale d’allora, oggi Vittoria Colonna, fu chiamata pomposamente “via Reale” e fu l’asse principale d’ingresso al quartiere, che si sviluppò tra la metà degli anni ‘70 dell’ottocento e il primo novecento.

I lavori del “Ponte di Ripetta” in ferro cominciarono nel 1877 e già il 14 marzo 1879 la nuova struttura fu solennemente inaugurata: era una travatura in ferro che sosteneva un piano viabile di soli 8 metri. Ma era ormai segnata la distruzione di quel bel capolavoro settecentesco che era stato il Porto di Ripetta, seppellito sotto i muraglioni che dovevano servire da nuovo argine al Tevere contro le inondazioni.

Il nuovo Prati fu un quartiere di palazzi squadrati, generalmente a cinque piani, uniformi e monotoni, allineati a schiera su lunghe vie rettilinee, che per lo più s’incrociavano ad angolo retto, come le strade di Torino nell’ottocento, che offrivano modelli senza fantasia. Successivamente il quartiere si estese lungo le direttrici di via Crescenzio e via Cola di Rienzo, fino a piazza Risorgimento e via Ottaviano, con il limite a nord segnato dalla linea delle caserme di viale Giulio Cesare: in un secondo progetto di piano regolatore, affidato anch’esso al Viviani, era incluso l’intero quartiere Prati: approvato dal Consiglio comunale di Roma il 20 giugno 1882, fu legge l’otto marzo 1883.

Un carattere preciso volle dare, la nuova Giunta Comunale di Roma, guidata in parte notevole da massoni ed anticlericali, al nuovo quartiere Prati: bisognava evitare in ogni modo la visuale o la prospettiva della cupola di San Pietro. Perciò la squadratura delle strade fu tesa fra la riva destra del Tevere e il territorio a nord del Vaticano, fino alle prime pendici di Monte Mario. Le lunghe vie che convergevano verso piazza Risorgimento, Crescenzio e Cola di Rienzo, evitavano ogni prospettiva della basilica vaticana. E le stesse loro perpendicolari, ad angolo retto, erano tese da sud a nord, ad evitare il cupolone. Su piazza Cavour erano allineati solo cinque caseggiati, via Crescenzio era quasi priva di edifici e su via Cola di Rienzo erano una decina di alte case.

Dopo la “febbre edilizia” che nel decennio fra la metà degli anni ‘70 e la metà degli ‘80 dell’ottocento procurò facili profitti agli speculatori, per la fame di case che c’era nella capitale in espansione, nel 1887 sopravvenne un “grande crisi” con la revoca dei crediti da parte delle banche ai costruttori. Già dalla fine degli anni ‘80 chiusero gran parte dei cantieri edilizi, rimasti inattivi per diversi anni.
Emile Zola, a Roma nel 1894, così descrive nel romanzo “Roma” la zona di Prati: “C’era, in mezzo a questa piana sconvolta, infetta, biancastra, un’intera città fitta di case massicce e colossali come cubi di pietra tutti uguali, con strade larghe tagliate ad angolo retto, immensa scacchiera a caselle simmetriche. (...) Stupiva, dando un’impressione straordinaria ed angosciosa, la catastrofe, a tutta prima inspiegabile, che aveva immobilizzato questa città in costruzione, come se, un giorno maledetto, un mago del disastro avesse con un colpo di bacchetta arrestato all’improvviso i lavori, vuotando gli irrequieti cantieri e lasciando le costruzioni così com’erano...”.

Tratto dal sito: http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerVitePrivate.php?year=2010&
month=03&day=16

Grazie a tutti coloro che si sono dedicati a leggere tutto

2 commenti:

NOONE ha detto...

Salve, mi interessava la storia della mummificazione del marchese, ma il link che portava all'articolo intero non funziona più. è possibile reperirlo in qualche modo?

Girolamo Fabrizio ha detto...

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