mercoledì 28 agosto 2019
Notizie dall'interno: quando il solo pensiero ci fa emozionare
Nonostane sia molto piccola, questa parte del cervello, non è da sottovalutare!
È ritenuta un centro di integrazione di processi neurologici superiori come le emozioni, coinvolta anche nei sistemi della memoria emozionale. È coinvolta nel sistema di comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze passate, nell’elaborazione delle esperienze olfattive e nel comportamento sessuale.
Nell’architettura cerebrale, l’amigdala è come una di quelle centraline programmate per inviare chiamate di emergenza, quando scatta l’allarme della paura, ad esempio, l’amigdala invia messaggi di emergenza e tutte le parti principali del cervello:
– stimola la secrezione degli ormoni che innescano la reazione di combattimento o fuga
– mobilita i centri del movimento e attiva il sistema cardiovascolare, i muscoli e l’intestino
Altri segnali vengono dati per:
– secernere piccole quantità di adrenalina
– oppure al tronco cerebrale, facendo assumere al volto un’espressione spaventata, ecc
– simultaneamente, i sistemi “mnemonici corticali” vengono riorganizzati con precedenza assoluta per richiamare ogni informazione utile nella situazione di emergenza.
Nell’architettura del cervello l’amigdala ha una posizione privilegiata in qualità di sentinella delle emozioni.
Gli input sensoriali provenienti dall’occhio o dall’orecchio viaggiano dapprima diretti al talamo e poi all’amigdala.
In quanto archivio della memoria emozionale, l’amigdala analizza l’esperienza corrente, confrontando ciò che sta accadendo nel presente con quanto già accaduto nel passato. Il suo metodo di confronto è associativo: quando la situazione presente e quella passata hanno un elemento chiave simile, l’amigdala lo identifica come una associazione. Ecco perché questo circuito agisce prima di avere una piena conferma. Ci comanda precipitosamente di reagire ad una situazione presente secondo modalità fissate molto tempo fa, con pensieri, emozioni e reazioni apprese, fissate in risposta ad eventi forse solo vagamente analoghi e tuttavia abbastanza simili da metterla in allarme.
Perché essa dichiari lo stato di emergenza basta solo che pochissimi elementi della situazione presente ricordino quelli di una passata circostanza pericolosa. Il guaio è che oltre ai ricordi, carichi di valenze emozionali, che hanno il potere di scatenare questa risposta di crisi, possono anche essere oltrepassate le modalità di reazione. In tali momenti, l’imprecisione del cervello è aumentata anche dal fatto che molti vividi ricordi emozionali risalgono ai primi anni di vita e riguardano il rapporto fra il bambino e chi si prendeva cura di lui. Questo è vero soprattutto per gli eventi traumatici, ad esempio se un piccolo veniva percosso o apertamente trascurato.
L’amigdala può reagire con delirio di collera o di paura prima che la corteccia sappia che cosa sta accadendo, e questo perché l’emozione grezza viene scatenata in modo indipendente dal pensiero razionale, e prima di esso.
Mentre l’amigdala lavora per scatenare una reazione ansiosa e impulsiva, altre aree del cervello emozionale si adoperano per produrre una risposta correttiva, più consona alla situazione. L’interruttore cerebrale che smorza gli impulsi sembra trovarsi all’estremo di un importante circuito diretto alla neocorteccia – precisamente ai lobi prefrontali e frontali.
Quest’area cerebrale consente di dare ai nostri impulsi emotivi una risposta più analitica o appropriata, modulando l’amigdala e le altre aree del sistema limbico, di cui essa fa parte. Quando si scatena un’emozione, nel giro di qualche istante i lobi prefrontali eseguono la reazione che ritengono migliore fra una miriade di possibilità, in base al criterio del rapporto rischio/beneficio, ad esempio: quando attaccare, quando darsi alla fuga e anche quando calmarsi, persuadere, cercare comprensione, tergiversare, provocare sensi di colpa, piagnucolare, indossare una maschera di spavalderia, essere sprezzanti, ecc.
La neocorteccia è al lavoro tutte le volte che registriamo una perdita e ci rattristiamo, ci sentiamo felici dopo un trionfo, o ci maceriamo rimuginando su qualcosa che qualcuno ha detto o ha fatto facendoci sentire feriti o in collera.
Esistono molteplici tecniche per educarci al controllo di queste reazioni, Tecniche Mentali che ci forgiano e modellano ad una dimensione di “self control and cold blood” tale da consegnarci le chiavi del pannello di controllo dell’intero sistema. Reazioni controllate nelle situazioni in cui bisogna reagire secondo criterio e non secondo istinto, richiedono capacità mentali potenziate, equilibrate e testate più volte, mediante esercizio costante e ripetizione.
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