venerdì 25 marzo 2022

1 Con la rete o senza rete?

 

L’intelligenza del gruppo, nasce da un pensiero collettivo, che prende vita e si relaziona secondo leggi comunicative, intrinseche all’Essere sociale.

Ecco che la struttura emotiva e sociale dei membri appartenenti ad un gruppo sociale, è condizionata dall’intelligenza di massa, più che dai singoli quozienti intellettivi.

L’era digitale, quella delle relazioni digitali intendo, è un’era di intelligenza espansa o un mancanza di reale condivisione intelligente?

Una domanda apparentemente lapalissiana forse, ma non scontata, perché sappiamo tutti che ciò che si mostra online, è ben diverso da quello che si è realmente.

È facile mostrarsi con anni in meno, sempre sorridenti, con meno rughe, meno pancia, dando più risposte e meno soluzioni; nel mondo digitale è molto facile esprimersi a discapito del sano intelligere, propriamente intendere, concepire, comprendere, sentire, muovere, ragionare.

I social sono uno strumento potente o devastante, unificante? Non sembrerebbe, anzi, al contrario disperdente. Un mondo virtuale, un’isola di solitudini unificate da schermi e immagini parlanti, anziché contenuti edificanti…parlo di una maggioranza che offusca una minoranza.

Perché siamo propensi a ricondividere invece che condividere?

Perché mettere un like asettico ai post, invece che motivarlo, mostrando reale interesse dopo accurata lettura?

Perché i post più banali, hanno tanti like e quelli più colti, ne hanno pochi o niente? Dobbiamo dedurre che il target degli utenti ha una intelligenza di basso livello?

Aderire a opinioni di massa, sopravvalutando la bellezza di un’attenzione mirata e accurata, corredata da speculazione personale sul tema proposto, è la linea più diffusa, in una società che predilige le immagini e i grandi titoli, ai contenuti edificanti, verificati e motivati da confronti costruttivi.

Rimpiango quel tempo passato, in cui gli adulti riuniti da un calice di vino o una tazza di Tè, davano la possibilità ai bambini, di ascoltare mentre solo le loro mani erano distratte dai mattoncini lego, mentre le costruttive condivisioni delle esperienze di vita degli adulti, formavano una coscienza nelle giovani generazioni.

Oggi la maggioranza degli adulti, discute delle notizie date dalle agenzie di stampa per parlare politichese con gli amici, dell’attualità che viene venduta dai media, delle discussioni con il capo, della cena con mille foto, ma oltre, esiste ancora il mondo delle idee che si confrontano, della cultura che unifica e costruisce ponti culturali, solidi ed edificanti.

Come terapista, vedo diminuire la qualità di vita, anche a causa di una cattiva informazione, notizie commerciali di facile recupero, soprattutto dalla generazione degli over sessanta, che non sono abili a distinguere le notizie vere, da quelle ambigue e devianti.

Su questa ultima riflessione, ne nasce un’altra, a mio parere di grande importanza, anziani social o a-social?

L’era tecnologica protegge la tradizione dei nostri genitori e nonni?

Se sarà un progresso o una disperata perdita dei valori della tradizione, è una analisi di evidente importanza e soffermarci a riflettere, lo trovo doveroso.

Siamo stati traghettati troppo velocemente dall’era dei nonni che insegnavano a vivere, a stare al mondo, quei nonni a cui bastava uno sguardo, nonni che ti iniziavano a divenire uomo o donna, ai nonni odierni che navigano su Facebook, su internet, che lanciano pericolosamente in rete le foto dei nipotini. Senza precauzioni e innocentemente, riportano e rilanciano fake news, perché nessuno ha insegnato loro a navigare in questo mondo, dove discernere il falso dal vero, è impresa ardua anche per i più scaltri.

Non si accorgono che nei social sono disseminate le false verità, ingannevoli, fuorvianti, diseducanti messaggi, e che la verità è nella loro esperienza di vita, che ogni vita raccontata è una verità da ascoltare, per comprendere e imparare a non commettere gli stessi errori e inventare nuove soluzioni, per conoscere le proprie radici e capire come mettere le proprie.

Si rimproverano i ragazzi per il troppo tempo dedicato al cellulare, ma passa quasi inosservato il pericolo dei nonni social, adulti in età ancora attiva, ubriacati dalle immagini veloci e attraenti della rete, giochi mangiatempo e memoria concettuale, competenze disgregate da quella rete che cattura troppo rapidamente e dissolve la Parola, il Racconto, la sana Lettura.

I piccoli non hanno più la pazienza di sedersi ad ascoltare una favola, perché la TV va veloce e satura il loro mondo della creatività immaginativa, la TV gli suggerisce subliminali soluzioni, deprimendo quella meravigliosa risorsa che è immaginare.

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