mercoledì 6 aprile 2022

6 K Woman e la stagione della conoscenza…conoscersi per prepararsi

 

Seno: non davanzale ma Altare

Il seno di una donna è da secoli al centro di ardore e passione, eterno nutrimento e non importa la forma, la grandezza, la convergenza o la divergenza, ciò che è fondamentale è che mai altra parte del corpo ha avuto così tante funzioni fisiologiche e umane al contempo.

Un amico... quando gli ho detto che stavo scrivendo un pezzo per le K Woman, mi invia questa giocosa raccolta di definizioni e significati trovata online:

Minne, zinne, poppe, bocce, meloni e via discorrendo – e presenti in altrettante fogge – a coppa di champagne, a pera, a goccia e chi più ne ha più ne metta – i seni scaldano da sempre gli animi maschili. Se il coito, oltre ad una chiara funzione generativa, rappresenta, come diceva Rank, il desiderio dell’uomo di tornare da dove è venuto, di ritrovare quell’intima fusione protettiva che la nascita ha violentemente spezzato, la passione per il seno invece è ben lungi dall’essere chiara.

Porto sicuro, baluardo di sensualità e di affetto carnale, interruttore della passione, educatore degli artisti, promessa di matrimonio, fuoco sugli scogli per il navigatore solitario, precursore del cerchio perfetto di Giotto, richiamo all’infedeltà, tavolozza dei colori del mondo, motore dell’indeciso, cuscino del braccato, eterna sinfonia silenziosa, binomio di tenerezza materna e pura passione sensuale… una Lode al seno…chiesa accogliente dell’amore…

Ecco, chiesa accogliente dell’amore, non a caso ho definito il seno femminile un altare, perché tale possiamo considerarlo. Dal seno della mamma fino in seno alla morte, ci accompagna e tranquillizza anche l’uomo più infuocato, che archetipicamente ne respira l’essenza materna.

Simbolo eterno di nutrimento, è la calda presenza materna con cui il bambino si aggrappa alla vita, luogo calmo e protettivo nel “mondo di fuori”; l’odore del seno materno lo porterà per sempre con sé, in quella memoria ancestrale che risiederà nella sua mente inconscia, per richiamarne l’effetto calmante ogni qualvolta la situazione ne riporti essenze e “memorie sinaptiche”.

Allattamento e immagine del seno, troppo e sempre più spesso non vanno d’accordo e per non perdere quella turgidità giovanile, si rinuncia ad allattare, senza comprendere che il seno ha uno sua “vita emotiva”, oltre che una fisica, una forma di “memoria e consapevolezza analogica”, e non sono correlati allattamento e seno cadente, anzi. L’azione della suzione ne alimenta la vitalità e come il resto del corpo, il seno si modifica con la donna assieme alle altre aree anatomiche, naturalmente si evolve con esse…ho visto seni perfetti dopo aver allattato per nove mesi e seni consumati che non hanno mai nutrito.

Il seno non è solo oggetto di attenzione maschile, ogni donna lo mostra con orgoglio anche tra donne, anzi tra loro lo esalta anche senza presenza maschile, simbolo di femminilità indiscusso; lo porta in trionfo se grande, lo mitiga se piccolo e se ne fa definire o meglio il seno disegna la caratteristica predominante della donna che lo custodisce. Non è la regola, ma potete notare da voi come può apparirci la donna di carattere fermo e determinato con un seno piccolo, estroversa e morbidamente vivace e accomodante se il suo seno è grande.

Il seno ci racconta senza parlare, sia se lo si copre che al contrario lo si espone senza veli.

Enormemente importante nell’esperienza sessuale della donna, ha un importante compito nella fisiologia dei climax, conoscenza in disuso a vantaggio della sua importanza di immagine.

La stimolazione di questa area durante l’unione con il partner, è di fondamentale importanza per l’attivazione della cascata ormonale […]la produzione di ossitocina aumenta con la stimolazione tattile di seni e capezzoli (reazione uguale a quella dell'allattamento), così come della clitoride. Stimola la prolattina e la liberazione di dopamina durante l'orgasmo che risulta più intenso.[ https://it.wikipedia.org/wiki/Ossitocina]; ma ci sono donne che non gradiscono molto un approccio diretto sul seno, e allora bisogna rivedere alcune cose.

Parleremo ampiamente di questo ed altri argomenti delicati, nei nostri Laboratori K Woman a cui partecipa un pubblico esclusivamente femminile, proprio per aprirsi alla conoscenza del proprio corpo e non è raro che si risolvano crisi di coppia con questa presa di consapevolezza.

Poiché a noi di K, piace sovrapporre cultura per arricchire ogni aspetto della salute, ecco un piccolo focus sul seno nella storia.

Nel corso dei secoli il seno è stato generoso, prominente fino a essere esasperato come nelle Veneri preistoriche, simboli di fertilità della madre terra garante del rinnovamento del ciclo della vita; è stato amputato dalle Amazzoni per poter più agevolmente adoperare l’arco.

EGITTO: nell'antico Egitto le donne generalmente stavano a seno nudo; ritroviamo immagini di donne di alto rango che erano solite indossare una sorta di corsetto che stringeva la figura al fine di innalzare ed accentuare la sensualità dei loro seni nudi. Il seno solo coperto da capi come tunica o kalasiris, un pezzo di stoffa rettangolare che veniva piegato una volta e cucito in giù all'orlo a forma di tubo. Una variante prevedeva una singola bretella incrociata, parzialmente sopra la mammella sinistra.

INDIA: anche se la maggioranza delle figure femminili nelle antiche sculture indiane non hanno alcun vestito sul torace, vi sono diversi esempi di rappresentazioni di indiane che indossano reggiseni. Il primo riferimento all'uso di reggiseni in India è ai tempi del re Harsha (I secolo AD).

ANTICA GRECA: le donne minoiche sull'isola di Creta 3000 anni fa, vestivano indumenti che in parte ne sostenevano e al contempo ne svelavano il seno nudo; l'esempio più noto di questo stile è la dea dei serpenti. Il capo assomigliava in certo modo ai moderni corsetti aderenti con stringhe, o ad una "guaina intera". Il dispositivo di sostegno era portato fuori degli altri vestiti e sosteneva le mammelle mostrandole, spingendole verso l'alto e rendendole più visibili. La successiva civiltà micenea enfatizzava il seno, che aveva uno speciale significato culturale e religioso, associando la figura matura alla fertilità e alla procreazione.

ANTICA ROMA: Le donne romane non tenevano granché alle loro rotondità e poiché il gusto romano le mammelle grosse le considerava comiche, o caratteristiche di donne anziane o poco attraenti, le fanciulle portavano fasce da seno allacciate strettamente, nel convincimento che ciò contrastasse i seni esageratamente grandi e cadenti. La fasciatura per il seno era esibita anche pubblicamente dalle atlete che si dedicavano ad attività sportive.

MEDIOEVO: con il diffondersi dalla cultura cristiana, si impose l’obbligo di non raffigurare senza veli il seno, luogo del peccato, tanto meno valorizzarlo. Per almeno 100 anni le donne si dimenticano di avere una femminilità... almeno fino all’anno Mille. L’età della rinascita porta invece a una riscoperta del décolleté: si usano abiti attillati e le donne cominciano a indossare un corpetto, prima allacciato sopra la veste, poi sotto, in modo che sostenga e alzi il seno. Generalmente nel medioevo il seno era mortificato nei vestiti in corpetti dritti, sottane piene e scollature alte, in abiti progettati soprattutto per la praticità più che per sottolineare le forme.

RINASCIMENTO: si diffonde la moda della “donna cono” dalla vita in su la donna deve apparire come un cono, stretta in basso e più larga in alto, con il seno che in questo modo viene spinto all’insù, valorizzato da corpetti sempre più rigidi. In un trattato di cosmetica del Cinquecento si riportava: “Le mammelle che piacciono più che l’altre sono le picciole, tonde, sode e simili a due rotondi e belli pomi. Vogliono alcuni che elle non siano troppo attaccate, né troppo picciole”.

Sul finire del Rinascimento nel nostro Paese si affermano i costumi spagnoli. Per le strade si incontrano donne vestite con abiti di colore nero e sempre più accollati. Nulla del corpo femminile deve trasparire né tantomeno essere ostentato.

ILLUMINISMO: la rivoluzione francese libera definitivamente il corpo femminile. Il diffondersi degli ideali illuministici che considerano uomini e donne uguali, lasciano spazio a una nuova estetica borghese. E anche a qualcosa di più libertario: nell’autunno 1795 le cronache raccontano che Teresa Cabarrus – nota come Madame Tallien e protagonista assoluta della vita mondana parigina del tempo - si presentò al ballo dell’Opéra indossando una tunica di seta smanicata «priva di qualunque indumento intimo, sfoggiando anelli alle dita e sandali ai piedi». In un’altra occasione si mostrò invece col seno coperto solo da una reticella di diamanti.

NASCE IL REGGISENO: la data ufficiale di nascita del reggiseno è il 12 febbraio 1914. Fu allora che Mary Phelps Jacob, conosciuta con lo pseudonimo di Caresse Crosby, brevettò nello stato di New York il suo reggiseno chiamato anche brassiere. Addio corsetti irrigiditi da stecche di balena e copri-corsetto che appiattivano e pigiavano le mammelle. Ora il seno è finalmente custodito da un comodo reggiseno.

EPOCA FASCISTA: Superato il periodo della Belle epoque dove la donna amava essere androgina e “maschietta”, si impone un nuovo canone imposto dal regime mussoliniano che la vuole la madre, figlia, al massimo sorella. Il seno secondo lo spirito dei tempi dev’essere carnoso, giunonico, come si addice a una vera nutrice.

L’EPOCA DELLE MAGGIORATE: negli anni cinquanta vanno di moda le supermaggiorate, Silvana Pampanini, Gina Lollobrigida, ma soprattutto Sofia Loren diventano icone di stile. Sarà lei nell’Oro di Napoli, a impastare la pizza esibendo un decolleté da cinema. Chi ha il seno piccolo lo esalta con reggiseni a balconcino, chi lo ha grande usa reggiseni che sostengono, meglio se senza coppe, in modo che si veda di più.

1968: Le femministe denunciavano che oggetti come reggiseni, bigodini, ciglia finte e simili erano oppressivi e patriarcali, riducevano le donne ad oggetti sessuali. Ripudiavano pubblicamente il reggiseno, come atto antisessista di liberazione della donna. Il seno diviene simbolo di liberazione e rivendicazione della parità dei diritti.

ANNI ’80: in questo decennio sono di moda i seni pronunciati. Il fisico, meglio se muscoloso e sportivo, è esibito come un trofeo. Brigitte Nielsen e Stéphanie di Monaco, diventano trend setter e i reggiseni ammiccanti si alternano alle canottiere aderenti, talvolta portate senza reggiseno. Il tutto per esaltare il pettorale rinforzato in palestra (o il lavoro del proprio chirurgo estetico).

E OGGI? Molto dipende dal modello di riferimento; per le donne/modelle avere un seno minuto è una prerogativa immancabile, per quelle che prediligono aderire al modello della femme fatale si ricorre sempre più spesso all’intervento del bisturi, per indossare un seno generoso e mostrarlo alle concorrenti più che agli uomini, ai quali forse piacerebbe più accarezzare un seno caldo e naturale che un décolleté alla barbie. Le donne mamme e lavoratrici, lo vogliono sempre di più, né troppo grande né troppo piccolo, la cosiddetta terza misura. Un requisito fondamentale è che stia su da solo, ma allora non si dovrebbe contenere con push up che tutto fa tranne che sollevare, anzi, la sua azione fa proprio il contrario e la muscolatura perde di funzione e si affloscia. Risultato ? Seni illusori che senza reggiseno divengono cadenti e privi ti turgore.

Voglio ritagliare la conclusione di questo excursus, dedicando due parole di ammirazione, alle donne che al seno ci devono rinunciare per salvarsi la vita dal cancro. A queste donne che la vita ha riservato una grande prova, prendete atto che in Voi più o meno consapevolmente, vive una K Woman, quella donna che con la resilienza ha fatto delle sue ferite una esperienza di vita resiliente, risalendo dal baratro più forte e desiderosa di rimettersi in gioco. Siate maestre per le altre donne…

Nessun commento: